Si dice spesso che “nel bene o nel male, l’importante è parlarne e forse qualche pubblicitario ha preso sul serio questa frase.
L’idea di scrivere questo post è nata dopo aver letto un interessante articolo in cui si analizza la campagna pubblicitaria (a mio parere divertente ed efficace) di una azienda di arredamenti.
Giustamente l’autore si interroga su varie campagne pubblicitarie basate non sulla promozione del prodotto esaltandone le peculiarità, bensì su immagini a volte crude che mirano ad legare il brand aziendale ad una emozione forte, non necessariamente positiva ma che comunque coinvolga l’utente (anche suscitando paura, ribrezzo o angoscia se necessario).
Realmente è utile fare pubblicità di questo tipo?
Con il Web2.0 abbiamo la possibilità di coinvolgere l’utente e dargli la possibilità di esprimere un parere sul nostro prodotto. Una campagna basata sul “nel bene o nel male, basta che se ne parli” puo’ avere successo (ma ne dubito!) sui media tradizionali, ma probabilmente provocherebbe reazioni furiose se proposta sui social media, sintomo chiaramente che qualcosa non ha funzionato…e che ovviamente è troppo tardi per correggere il tiro.
Veramente è dunque importante parlare di un prodotto, anche parlandone male? O forse invece conviene abituarci a studiare campagne promozionali basate su valori positivi e sull’user experience piuttosto che su scandali, gossip, scene cruente e mettere in un angolino il logo dell’azienda?
Per tornare all’articolo ispiratore di questo post, a me sinceramente quel manifesto piace :divertente, con quello slang “romanesco” che sempre ispira simpatia e che ci ricorda il tormentone estivo del “calippo e na bira” .
Sarà forse un altro esempio forse di una dizione poco curata, ma ricordiamo che il video delle ragazze di Ostia è stato l’esempio più clamoroso di viral video all’italiana dell’estate 2010.
Forse tutto sommato i pubblicitari che hanno curato la campagna promozionale di questa ditta di arredamenti sono stati piu’ attenti di quello che a prima vista potrebbe sembrare.